venerdì 28 dicembre 2012

Il Natale....


E anche quest'anno è passato il Natale, lontano dall'Italia, dalla famiglia di origine, ma non per questo meno bello. Ormai dopo 3 anni qui, sapevo cosa aspettarmi da questa festa in Giappone, ossia poco, almeno rispetto a come ero abituata a viverla dalle mie parti. Il Natale non è sentito come da noi, non è una festa religiosa e non si usa ritrovarsi con tutta la famiglia e i parenti. E' una ricorrenza non tanto sentita, vissuta in modo piuttosto leggero, dove l'unico evento di rilievo è la serata romantica in famiglia o a due gustando la Torta di Natale.
Ero quindi preparata e ho capito che il valore di questa festa lo dovevo cercare da me. E così ho fatto, addobbando albero e casa con decorazioni natalizie, andando alla ricerca di un Calendario dell'Avvento, e preparando i regali. Il risultato è stato un Natale semplice, non grandi pranzi o cene, ma un momento per la famiglia, la nostra famiglia, e soprattutto per il nostro Dolcefolletto.
La sera della vigilia siamo andati a Messa e con grande sorpresa abbiamo trovato la Chiesa piena, c'erano quasi 300 persone, molto molte di più di quelle che abitualmente la frequentano. Mi chiedo il motivo di tanta partecipazione, ho visto tanti giovani e tante famiglie. Ho pensato che molti dei giovani fossero studenti tornati in città per le festività. E le famiglie? Forse non erano tutti membri di quella Chiesa, ma solo persone che cercavano di vivere il Natale così come si usa nei Paesi dove esso ha visto le origini? Non so dare una risposta, certo che vedere tutte quelle famiglie, che pregavano e cantavano come si usa dalle nostra parti, mi ha fatto pensare che il valore di questa ricorrenza va cercato in quello che il Cristianesimo festeggia, ossia la nascita. Nel vedere  famiglie giovani con i loro bambini piccoli, ho capito che il giorno di Natale non festeggia solo la venuta di Gesù, secondo la tradizione Cristiana, ma festeggia tutte le nascite, tutte le nuove vite che sono venute ad arricchire la nostra. Mi piace pensare che il Natale sia questo, pace e serenità nell'anima, e gioia per la vita che si rinnova.
Con pensiero ho vissuto il Natale quest'anno; non sfarzo, non abbondanza di regali e mangiare, non incontri obbligati, ma serenità in casa, gioco tutti insieme con la nostra dolce creatura, l'unica ancora capace di stupirsi per i doni sotto l'albero e le candeline sulla torta.

giovedì 13 dicembre 2012

Influenza intestinale

Ieri mattina alle 5.00, la piccola creatura mi sveglia. "Che cosa avrà adesso? Fame? Vuole giocare? Non ha più sonno?..." ho pensato, e invece, poverino, stava male: febbre a 38 e vomito. Al chè scatta attivazione urgente, pulizia letto -il necessario per permetterci di ritornare a coricarci in breve tempo - posizionamento del piccolo che, nonstante il malanno, aveva ancora sonno, nonché tentativo di continuare a dormire. Prevedibile che non potesse durare. Poco dopo si sveglia ancora e comincia a rimettere di nuovo. Ci svegliamo tutti, preoccupati. "Che si fa?" ci diciamo. "Dobbiamo portarlo dal dottore".
Nel frattempo lui si riaddormenta per un altro paio di orette e io e papà torniamo a dormire. I santi nonni che si alzano sempre presto la mattina, sorvegliano, e intervengono quando il piccolo si sveglia, rimette e fa pure il suo bisognino quotidiano.
Poi ce lo portano in camera - della serie "tenetevi il vostro bambino!"- e lui si riaddormenta di nuovo.
Ci alziamo, ci prepariamo e lo portiamo dal dottore. Lui dorme durante il tragitto. Arrivati ci accolgono con gentilezza, ci fanno accomodare in una saletta d'aspetto dove ci sono dei lettini e dei giochini con i quali lui si diverte parecchio.







 Poi si è fa visitare stando buono buono. Si torna a casa, facendo una tappatina per due spese, e lui si  addormenta in macchina. Arrivati a casa, lo mettiamo a letto. Mangiamo in tranquillità, poi papà si è mette a fare un pisolino e io colgo l'occasone per finire la decorazione di questa




Lui dorme quasi tutto il pomeriggio. Pace in casa, riesco a fare molte cose.
Quasi quasi lo preferisco così, malaticcio e mogio, è stato come non averlo.
La serata invece è stata come sempre, movimentata. Lui si è ripreso piuttosto bene e ha giocato in forma quasi piena tutta la sera. Poi a nanna. 
Oggi situazione in netto miglioramento. No febbre e no vomito. Unico inconveniente in serata: la c..... Ne ha fatta tanta, ma davvero tanta. In questi casi lo metto direttamente sotto la doccia e lo cambio lì. Di solito non ne vuole sapere di fare la doccia ma oggi sembra aver capito anche lui che era proprio sporco. Si è lasciato lavare e pulire bene, dopo aver osservato con disgusto la cosa che aveva fino sopra il pancino. Mi sembra che abbia capito quanto mi stessi prendendo cura di lui, era contento che lo lavassi e alla fine, prima di uscire, mi ha abbracciata e dato tanti bacini!!! Come a volermi ringraziare. Che bello! Sono momenti di felicità pura, dove la fatica e le scocciature passano assolutamente in secondo piano, anzi in casi come questi diventano fattori che rinsaldano il nostro rapporto, che ci avvicinano ancora di più. Tutto questo sarebbe difficile se non avessi un compagno collaboratore, che aiuta, che raccoglie i vestiti sporchi e li mette in lavatrice, che smista la spazzatura e getta i pannolini sporchi e che non si fa prendere dal panico.

Ne ho tratto un buon insegnamento: è proprio vero che non tutti i mali vengono per nuocere.

lunedì 10 dicembre 2012

Cambio di programma

Devo dire i cambiamenti dell'ultimo momento proprio non mi piacciono.

Stasera, poco prima delle 19.00, suona il cellulare, mio marito: "Senti, ti va se stasera andiamo a vedere l'albero di Natale e beviamo una Soup lì?"
Dunque, dovete sapere che Soup non è altro che la minestra che distribuiscono in stand allestiti nella zona turistica della citta durante il periodo natalizio: installano un grande abete addobbato che fanno arrivare dal Canada  e ogni sera fanno un breve spettacolo con fuochi d'artirficio; lì vicino è possibile poi trovare gli stand con le minestre in vendita, molto gradite per riscaldarsi!

Io, che ero nel pieno di preparativi della cena, ci penso un po' e mi dico che in realtà non ho molta voglia di andare e rispondo "mah, a dire la verità qui sto preparando, ho Dolcefolletto che ha fatto il suo bisogno quotidiano e non so se riuscirò a cambiarlo (ultimamente non sta fermo un momento e cambiargli il pannolino è diventata un impresa quasi impossibile) e qui tutto intorno c'è un casino...!"

Il maritino temporeggia, al che a me viene un idea - ogni tanto ci provo, ma con risultati molto scarsi - e gli dico "Senti, perchè non ci vai tu con Dolcefolletto e i nonni?" , e lui "uhm....vengo ad aiutarti?"
"Siiiii! Questa sì che è una buona idea!"

Qualche volta il mio maritino ha davvero delle buone idee! E la fortuna di lavorare sotto casa.....


lunedì 19 novembre 2012

I terribili due...

"Ora è il momento più duro..", "l'età tra i due e i quattro anni è la più difficile...", "adesso devi avere pazienza, poi vedrai che quando entrerà alla materna le cose miglioreranno..." e così via.
Ultimamente questi discorsi mi rimbalzano nella mente spesso, soprattutto quando realizzo che non posso portarmi la piccola peste ovunque come facevo quando era molto più piccolo.
Pazienza sì, dico io, ma anche organizzazione. Se non ti organizzi e non hai una spalla di salvataggio (baby sitter, asilo, nonni, amiche...) saranno più le volte che ti ritroverai a rinunciare a ciò che vorresti fare rispetto a quelle in cui riuscirai, alla meno peggio, a combinare qualcosa. Che sia andare a mangiare fuori, con papà compreso, a fare la spesa al supermercato, o anche a fare una semplice commissione. Non ne parliamo di andare a qualche concerto o spettacolo che non sia per bambini. Ormai è da escludere assolutamente.
Al supermercato il terremoto scappa ovunque, divertendosi a correre tra le fila degli scomparti, scomparendo alla mia vista in una batter di ciglio. Cosa diventata assolutamente ingestibile. Ovunque si vada se si impunta che vuole fare una cosa, non c'è verso, anche se non fa scenate, i capricci sono sempre dietro ogni angolo di strada, angolo di supermercato (le maledette jidouhanbaiki, distributori di bevande che in Giappone si trovano ovunque, o i distributori di caramelle e giocattolini-cavolate nelle palline di plastica, questi ci sono anche in Italia comunque.....). Insomma gestire la creatura è una vera e propria impresa. Tanto che se sono sola non mi azzardo più a portarmela da qualche parte. E' una forma di rinuncia, di sottomissione, sì devo dire che è anche questo, arresa alla presenza di questo essere che ti obbliga a rivedere le tue priorità. Lo shopping è diventato per me "roba da lusso", anche solo girare per i negozi per vedere cosa c'è, non dico per comprare, è diventato impossibile con lui. E poi mi dico "ma come fanno quelle che ne hanno due o tre?" . Davvero, tanto di cappello. Io a volte impazzisco già con uno!
Insomma, ora capisco perchè le mamme devono essere necessariamente munite di automobile (almeno qui dove le distanze sono molto più amplificate) e perchè soprattutto, non escono più se non per portare i figli di qua o di là, e soprattutto perchè trovano loro un sacco di impegni extrascolastici da fare. Cosa che tra l'altro aumenta molto anche gli impegni delle madri stesse, dato che poi devono accompagnarli alle varie attività.
Insomma il mestiere di mamma è davvero molto impegnativo e lasciatemelo dire, anche molto stressante.

Il buon umore si vede dal mattino

Che bello la mattina quando il mio cucciolo si sveglia con calma, quando tutti sono ormai usciti di casa. Se non sono vicino a lui, si siede sul letto e comincia a cercarmi. Io vado da lui, felice di rivederlo dopo le ore di sonno, e lui, altrettanto felice, mi fa tantissime coccole. Cosi, in braccio a me e stringendomi il collo, andiamo in cucina dove lui reclama la pappa. Ci sediamo sulla sedia e lui sulle mie ginocchia continua ad abbracciarmi e sorridermi e parlarmi.
Che bello la mattina dei giorni in cui non ho impegni, in cui a seconda del tempo fuori e della disponibilità delle amiche possiamo decidere cosa fare e a quali orari.
 E quando, in questi momenti di pace e serenità, mi vedo girare intorno il piccolo Dolcefolletto tutto contento e coccoloso, mi dico che sarebbe proprio bello se di folletti ce ne fossero atri uno o due, magari includendovi una bella fatina....

domenica 18 novembre 2012

Dormire nel lettone con mamma e papà?

Avevo detto in qualche post precedente che avrei parlato di quello che pensano i giapponesi del fatto che i bambini dormano nel lettone con i genitori. Erano quasi tre anni fa quando ancora ero in dolce attesa, che un signore, padre di due bambini, ci ha chiesto come fanno i bambini in Italia, se dormono con mamma e papà oppure no. Io ci ho pensato un pochino....beh, non avevo esperienza diretta in effetti ma da quello che ricordavo da alcune letture e un po' il senso comune delle persone, il concetto è che, gli ho spiegato, per i primi mesi è normale che il bambino dorma con la mamma ma che poi verso i 6 mesi si comincia a farlo dormire nel suo lettino possibilmente nella sua cameretta. Il signore, che era un agente immobiliare e quindi conosceva bene le abitudini familiari delle persone, mi ha guardata stupito e mi ha detto "Davvero?!"
Notando in lui uno stupore che non mi aspettavo, gli ho chiesto "Ma perchè, in Giappone come si fa?" E lui, molto candidamente mi ha raccontato che per le famiglie giapponesi è normale che i bambini, anche se sono più di uno (!), dormano nel lettone con in genitori fino ai 2 o 3 anni, ossia fino all'età della materna. Al momento ero incredula e, sebbene sapessi che tra gli italiani molti dei bambini tendono a dormire nel lettone ben oltre i sei mesi e passa, ho sempre pensato che fossero eccezioni alla buona regola educativa dell'abituare i bambini fin da piccolissimi al proprio spazio. Ho avuto la conferma di questo modo di pensare qualche giorno successivo parlando con la mia cognata giapponese che ha tre bambini: anche in casa loro, tutti e tre i bambini quando erano piccoli, hanno dormito fino a circa i tre anni nel lettone con mamma papà. E per loro era una cosa assolutamente normale. E così anche a casa di una mia amica, anche lei mamma, che vive insieme ai suoceri, e dove i suoi figli, pur avendo la loro cameretta e il loro letto, si alternano le nottate tra letto dei genitori e quello dei nonni!
La cosa è vissuta da tutti in modo normale, per loro è una cosa del tutto naturale. 
Forse è proprio questo che ci distingue, italiani e giapponesi, il nostro concetto di spazio e privacy sono molto diversi. Sebbene oggi le case giapponesi, infatti, siano progettate secondo gli usi e funzionalità di una casa occidentale, rimane, nella concezione di base, l'idea della comunicabilità tra tutti gli spazi della casa. Ad esempio bagno passante (due entrate) e comunicante con la cucina, pannelli scorrevoli che mettono in comunicazione spazi diversi, della casa.
Del resto in Giappone, quando arrivano i figli, semplicemente si è una famiglia, e il concetto di coppia non viene più concepito come tale....si supera, si sublima.
Una cosa che ancora adesso faccio fatica a concepire, alla quale non voglio però rassegnarmi.

martedì 30 ottobre 2012

Congiuntivite

Dolcefolletto ha la congiuntivite e il dottore ci ha dato le gocce da mettergli negli occhi. Al termine della visita pediatrica ci è stato anche gentilmente dato un foglietto con le istruzioni su come somministrare la medicina! "Eh, sapete, non sarà un cosa facile.." ci dice l'infermiera. Il foglietto infatti riportava un disegno su come si consiglia di tenere fermo il bambino. In pratica bisognava immobilizzarlo completamente. Certo, si pensa, lui non starà mai fermo in effetti....E così mamma e papà giunsero alla conclusione che sarebbe stato un lavoretto da fare in due. "Impossibile che ci riesci da sola!" mi dice il mio caro maritino. E cosi, una volta a casa, cominciamo con la prima somministrazione del collirio. Le prima volte che si fanno cose di questo tipo sembra sempre di fare del male alla piccola creatura, ignara che invece si fa per il suo bene. Alla seconda volta, lui piangente dice "papà, papà!", come a dire "ma cosa mi fai?". Incredibile vedere come i bambini si fidano di noi pienamente, al punto che anche se gli si fa qualcosa di poco piacevole, loro un po' si arrabbiano, un po' ci rimangono male, ma poi cambiano subito umore e tornano a giocare e scherzare come prima. E' normale? Dipende dal modo di fare dei genitori? Dal suo carattere?
Al secondo giorno di somministrazioni, lui ha capito che è una cosa che non gli fa male, ma non lo vuole fare e così inizia un gioco alla rincorsa con tentativi suoi di farci distrarre dal nostro intento, del tipo "ohhh! guarda cosa c'è li! e guarda questo!" indicando qualsiasi cosa incontri sul suo percorso....Poi riusciamo a prenderlo, lo tratteniamo con la forza e mettiamo le goccine, piccolo pianto suo e poi di nuovo a giocare allegramente!
Credo che se si fa vivere i bambini in un contesto prevalente di sorrisi, giochi, accudimento attento e amorevole, anche i momenti in cui gli si fa fare cose poco piacevoli e in modo forzato, se brevi e sempre seguiti da apprezzamenti, da tanti "bravo!", questi - i momenti meno simpatici - verrano subito dimenticati dal bambino e superati senza molte difficoltà. Per molte mamme questa è una cosa ovvia, normale, soprattutto se hanno più figli. Al primo figlio, invece, bisogna farci un po' la mano.

La prossima volta, però, la cremina al posto delle gocce sarebbe meglio!

martedì 16 ottobre 2012

Piccole gelosie

Ieri notte sono riuscita per la prima volta a far addormentare il mio piccolo nel suo lettino... Dopo vari tentativi passando dal suo letto al nostro, al soggiorno per poi ritornare, per sua esplicita richiesta, al suo lettino! Gia' questo mi pare un  bel risultato. Nel bel mezzo della notte pero' lui si e' svegliato piangendo disperato e chiamando "mamma,mamma"! Siamo corsi io e mio marito a soccorrerlo, e abbiamo capito subito che si era svegliato e non sentendo vicino la sua mamma, si e' disperato. Io ero in coma profondo e non ne volevo saperne proprio di provare a consolarlo stando nel suo- scomodissimo per me- lettino e così l'ho preso in braccio e portato nel lettone. Lui sembrava molto felice di questo tanto che ci si e' buttato a capofitto e ha voluto tenermi abbracciata per riaddormentarsi. Tutto bellissimo, magari sbagliatissimo, ma con tante supercoccole, tranne che per un dettaglio non indifferente: la cara piccola creatura mentre abbracciava la sua mamma, sentiva accanto a se la presenza del suo paparino, e con fare molto deciso ha cominciato a dargli un paio di calcetti e a spingerlo quasi giu' dal letto. Evidentemente ha associato il fatto di essere stato relegato in letto separato per via della presenza e maggiore comodità del papà. Beh, in effetti non avrebbe tutti i torti. A dire la verita' io continuerei a dormire felicemente con accanto il mio piccolo se solo avessimo un lettone super spazioso!

N.b.: sulla questione del dormire con i genitori torno con un post dedicato. In Giappone la pensano molto diversamente da noi!

giovedì 11 ottobre 2012

Non sarà forse che.....?

Prima di avere un figlio, nel vedere il numero a mio avviso consistente di matrimoni che finivano quando i figli erano ancora piccoli, mi chiedevo il perchè, dato che appunto i bambini erano ancora molto piccoli.
Ora che mio figlio è entrato nella difficile fase dei 2 anni, e che io e mio marito ci ritroviamo spesso in mezzo alle difficoltà di gestione di questa creatura tanto piccola, ma tanto "ingombrante" (sì, lo so è forte, ma concedetemelo...) nella nostra vita, comincio a capire perchè molte coppie "scoppiano" proprio quando i figli sono in età molto tenera. Non voglio dilungarmi su questo tema, ognuno ha la sua storia, forse non si può nemmeno generalizzare, ma nella mia mente rimane forte il segno lasciato da un commento letto in qualche forum in cui una donna affermava che "forse, a volte, è più facile fare i genitori da separati ...". Beh, sembrerà anche una posizione di comodo, ma a pensarci bene, per molti, potrebbe essere una soluzione.
Il fatto è che una volta diventati genitori, l'uomo e la donna cessano di essere la coppia libera e spensierata che erano prima, per indossare i panni degli educatori, cosa che implica il dare, e quindi anche darsi, delle regole, condizione che spesso può generare frustrazione, nonché il munirsi di infinita pazienza e forza di volontà nell'affrontare le difficili fasi della crescita dei figli. E' davvero una prova grande, forse per alcuni troppo grande, se la si vuole fare davvero bene. In tutto questo il collante è l'amore reciproco e il senso di responsabilità. L'amore reciproco è qualcosa di un po' diverso dal sentimento che aveva portato a unire la coppia, secondo me. Se pur l'attrazione rimane e il bene che ci si vuole sia grande, ciò che entra in gioco è soprattutto la comprensione reciproca (che qualcuno potrebbe confondere con il semplice portare pazienza...) del ruolo importante cui si è chiamati, la capacità di capire che la gestione delle proprie emozioni è difficile in molte situazioni, per tutti. Ci vuole una forza di volontà e un amore grandi per superare tutto questo. Con l'arrivo dei figli molte cose si complicano e ora capisco perchè molte famiglie "scoppiano".

Il carattere....

E' incredibile come già da piccoli i bambini mostrino in modo così definito i loro tratti caratteriali. Nella quotidianità, utlimamente, mi ritrovo a fare i conti con questo aspetto dell'essere di mio figlio che non avevo messo in conto. No, devo dire la verità, proprio non mi sarei aspettata di dovermi armare di cotanta pazienza nel far fronte agli svariati problemucci della mia piccola creatura. Una si immagina che fatto il bambino, le cose che più richiedono impegno e organizzazione siano quelle di ordine pratico (lavarlo, nutrirlo, mettiamoci anche educarlo, vestirlo, gestire il suo tempo...). Difficilmente, almeno per me così è stato, una mette in conto di doversi occupare per una buona parte del tempo, della gestione delle sue "piccole" manie, tanto piccole ai nostri occhi, ma tanto grandi ai suoi, che possono essere causa di lunghissimi pianti disperati. Ad esempio, se riceve un pacchetto di caramelle, è capace di tenerselo chiuso tra le mani per una mezz'ora e contemplarlo nella sua "bellezza" e "interezza". Poi, quando lo decide lui, si presta a provare ad aprire il pacchetto e guai ad aiutarlo! Se non riesce sono guai, peggio se provo io o qualcun altro a farlo.Se invece, dopo vari tentativi di aprirlo da solo, vede che non riesce, chiede aiuto. Ma anche qui bisogna stare attenti! Se infatti si rompe la confezione nell'aprirla, è capace di disperarsi e fare scenate assurde. Credo sia un perfettino: a lui piace fare le cose bene, fare in modo che le cose non si rompano o si rovinino. Ma provarci a fargli capire che è assurdo! Soprattutto quando si tratta di cibo!! Insomma, è un lato del suo carattere che non mi sarei mai aspettata e che spesso mi mette in difficoltà.
Conoscete casi di bambini fatti così?

mercoledì 19 settembre 2012

Bimbo mio fai la nanna!..... (ti prego....)

Questa sera siamo riusciti a mettere a letto il nostro bambino prima del solito, per fortuna. Ultimamente non si riusciva a metterlo a letto prima delle 11.30 di sera, e penso che se si continua in questo modo, non dureremo a lungo. Io e mio marito siamo sfiniti. La sera, che dovrebbe essere il momento in cui possiamo rilassarci un po', sta diventando davvero un incubo. Il piccolo sembra che proprio non ne abbia voglia di andare a dormire, vorrebbe sempre giocare! E' vero anche che in effetti lo abbiamo abituato noi così, del resto la mattina non lo facciamo alzare presto e così tutta l'ora della nanna si e' spostata in avanti. Da oggi cambio! mi sono detta, non possiamo andare avanti così! Spero di riuscirci.
Fino a qualche settimana fa era meno difficile farlo addormentare, ci si sdraiava con lui, si raccontava una storia, una canzoncina, e lui dopo un po' crollava. Ma ultimamente non funziona più e ogni volta sono pianti disperati. Noi vediamo che lui ha sonno e quindi lo lasciamo piangere anche un bel po' fino a che non cede e poi mi avvicino, gli racconto una storia, lo coccolo e lui si addormenta. Sono sempre stata contraria all'idea e alle teorie del far piangere i bimbi per farli dormire ma mi rendo conto che non si puo' sempre dargliele tutte vinte. Lui per sfinimento cede ma psicologicamente per lui e per noi e' dura davvero.
Scopro che ci sono anche modalita' diverse di affrontare la faccenda: mio marito tenderebbe a farlo piangere e basta, io invece dopo un po' sono portata a consolarlo. Attualmente stiamo adottando una via di mezzo, che implica anche il fatto che, sebbene non completamente d'accordo con le intenzioni dell'uno e dell'altra,  sentiamo che ci dobbiamo fidare reciprocamente, e questo comporta davvero un grande sforzo. Si ha sempre paura di sbagliare, e in due, forse, si ha la sensazione di supportarsi a vicenda, anche se ci sono dei momenti in cui davvero i nervi di tutti sono messi a dura prova.
E' proprio vero che ci  vuole una pazienza infinita con i bambini!

mercoledì 12 settembre 2012

L'inserimento all'asilo?

Leggo oggi sulla rubrica "La 27ma ora" del Corriere della Sera, dal titolo "I bamboccioni cominciano all'asilo", che anche alle scuole materne e' previsto un periodo di inserimento, ossia una settimana circa in cui uno dei due genitori "deve" stare in classe almeno un'ora con il figlio per permettergli di superare in modo meno traumatizzante il distacco. Giustamente l'articolo critica in modo costruttivo tale pratica, perche' nella maggior parte dei casi non giustificata e soprattutto tipica di un atteggiamento iperprotettivo tutto italiano.
Sono assolutamente d'accordo con il fatto che i bambini dovrebbero essere lasciati a gestire con maggiore autonomia le diverse situazioni come anche l'inizio della scuola. Nell'articolo si fa riferimento al fatto che in altri Paesi questa prassi non sussiste. E' vero. E diro' che in Giappone, l'inserimento non e' previsto nemmeno per il nido! Mio figlio ha iniziato il nido a 18 mesi, quando l'ho iscritto ho chiesto se era previsto un programma di inserimento (sinceramente mi sarebbe piaciuto farlo...). Le maestre mi hanno guardato come se stessi chiedendo una cosa astrusa e mi hanno detto tranquillamente che non era previsto niente del genere. Semplicemente i bambini quando si deve, si portano e tanti saluti! Le maestre sono abbastanza brave a gestire anche le situazioni difficili.
Diro' di più: l'anno scorso ho anche partecipato alla cerimonia di inizio della scuola materna di una figlia di una amica. Ebbene sì, il primo giorno di scuola materna, tutti i "primini" con i genitori vestiti a festa vengno convocati in aula magna dove vengono presentati loro gli insegnanti e il programma annuale della scuola. La direttrice ha fatto loro un bel discorso, chiaro ma con molta dolcezza. Ha detto loro che dal giorno seguente sarebbero dovuti venire a scuola senza genitori - sì, perche qui le scuole materne hanno quasi tutte gli scuola-bus che prelevano i bambini di fronte alle loro case e li portano a scuola per poi riportarli alla fine dell'orario- e che non avrebbero dovuto piangere. "Non piangerete vero?" ha chiesto loro con fare materno. E loro, in coro, hanno assicurato che no, non avrebbero pianto.

Insomma, qui non si fanno molti problemi, tanto meno le mamme. Sono abituati così e i bambini crescono in effetti molto più autonomi.

domenica 26 agosto 2012

Presentami un blog - la bella inizitiva di Mammafelice

Salve a tutti!

Eccomi qui, arrivo un po' in ritardo in effetti. Ma è davvero poco che ho aperto questo blog e vorrei
comunque condividere con voi le mie impressioni.

Partecipo volentieri alla bella iniziativa di MammaFelice e così eccomi alle presentazioni:

Carta d'identità:  mi chiamo Monica, ho 36 anni e sono mamma di un bambino di due anni. Sono italiana ma vivo in Giappone da tre anni. Faccio principlamente la mamma e qui mi sono organizzata facendo un po' di lezioni di italiano.

Nome del blog: chefaticaesseremamma

Obiettivi del blog: per parlare dell'essere mamma, dei suoi lati belli e di quelli meno belli, per riflettere, per condividere, per fissare i miei tanti pensieri.

Un buon motivo per seguirmi:  perchè vivo all'estero e le mie avventure possono essere un po' diverse, e  perchè vorrei parlare con sincerità anche di temi a volte un po' scomodi sulla maternità.

Due post che vale la pena leggere:
Vi presento....per conoscermi meglio...
Quale tempo libero?            per aprire un dialogo su un tema interessante... 

Come seguirmi: qui, sul blog.

Indirizzo RSS feed: http://chefaticaesseremamma.blogspot.jp/



Quale tempo libero?

Mi ritrovo a pensare che cosa significhi davvero per una madre il concetto di tempo libero. Si tratta del tempo che una madre riesce a ritagliarsi per sè, senza la presenza dei pargoli, oppure più in generale si tratta del tempo che non è necessario dedicare agli impegni lavorativi e che quindi può comprendere benissimo anche la presenza dei bambini?
Non è una domanda scontata. Prima di essere madre, quando lavoravo in ufficio, il tempo libero era solo ed esclusivamente il tempo che io non dedicavo al lavoro. Adesso, invece, mi accorgo che per me il concetto di tempo libero è nettamente cambiato: esso infatti, include anche il tempo di lavoro! Ossia il tempo libero, per me, è quello in cui non sono impegnata ad occuparmi in tutto e per tutto del mio bambino. Ossia, quando dorme, quando è all'asilo, quando è con qualcun altro. E io, durante questi momenti di "libertà", ci metto molto volentieri anche il lavoro. Devo precisare che il lavoro che faccio qui non lo considero ancora un vero e proprio lavoro, in quanto si tratta di poche ore alla settimana che io dedico all'insegnamento dell'italiano a studenti che, per mia fortuna, vengono a casa mia a fare lezione. Solitamente cerco di organizzare il tempo dedicato alle lezioni durante le ore in cui il mio bimbo è all'asilo o (udite udite) fa la nanna pomeridiana. Non sempre però riesco pienamente nell'intento e così a volte mi ritrovo a fare lezione con il pargolo nei paraggi, il che è davvero faticosissimo! Quindi, sono arrivata a considerare il tempo che riesco a dedicare alle lezioni in santa pace, tempo libero! Ossia il mio tempo, quello in cui posso e riesco a fare le cose che mi gratificano (fortunatamente questa attività mi piace molto), mentre mi ritrovo, a volte, a voler fuggire da situazioni -come ad esempio essere in spiaggia nel bel mezzo di un tentativo di far mangiare un gelato a mio figlio senza troppi pasticci - che al contrario, un tempo, immaginavo come il massimo della vita.
Ora, mi chiedo, sono io l'aliena che penso che, potessi tornare indietro alla mia condizione precedente, stare in ufficio con colleghi e capi stressanti, tra riuinioni perditempo e code in tangenziale per andarci, sia meglio che passare le giornate tra i capricci isterici dei figli? O almeno, una parte di esse?
Sinceramente, non credo. Qualcuna lo ha detto. Tutto sommato, andare in ufficio qualche ora al giorno aiuta a staccare la spina, a riprendere fiato, a riposizionarsi nel mondo.
Non voglio fare la nostalgica, di quelle che "si stava meglio quando si stava peggio"....ma adesso capisco perchè in fondo le donne, nonostante siano sottopagate, sottoccupate, con contratti atipici e debbano lottare con le unghie per quel poco loro concesso...insomma, nonstante tutto, capisco perchè vogliono continuare a lavorare!



Creazioni culinarie di....







Ieri sera, Dolcefolletto (due anni e un mese)si è cimentato in queste creazioni dolciarie!
Ha fatto tutto da solo, senza che nessuno gli mostrasse nulla. Oltretutto io non ho mai preparato qualcosa di simile; evidentemente ha elaborato qualche idea presa da un video su internet...

Ad ogni modo, questa sua iniziativa mi ha molto sorpresa, e, inutile dirlo, mi ha riempito d'orgoglio!

(Chissà se prossimamente ci riserberà altre sorprese culinarie.....)

martedì 21 agosto 2012

Elaborazioni infantili

Sapevo che i bambini elaborano attraverso il gioco le loro esperienze emotive, ma vedere tuo figlio nel bel mezzo di un gioco legato ad una sua esperienza negativa, ti fa davvero venire i brividi. Ultimamente mi è capitato di cogliere Dolcefolletto a giocare a fare "l'anestesia totale" al peluche Winnie The Pooh (!).
All'inizio pensavo che volesse dargli da mangiare, ma poi vedevo che aveva preso un oggetto a forma conica e lo stava appoggiando dalla parte del diametro più ampio sul naso della bambola. Se avesse voluto imitare il biberon lo avrebbe utilizzato al contrario e sulla bocca. Mi sono incuriosita a questo suo strano gioco perchè mentre si "prendeva cura della bambola" faceva dei versi strani, come di un lamento, e così ho osservato quello che stava facendo. Io e il suo papà abbiamo capito che stava ricordando l'esperienza vissuta qualche giorno prima in ospedale, quando gli hanno fatto l'anestesia totale. Il fatto che lui facesse quel gioco, in completa autonomia, tranquillità e apparentemente senza curarsi della nostra presenza ci ha fatto molta impressione, e il nostro sguardo si è velato di tristezza. Penso tuttavia che sia un fatto positivo che il piccolo elabori quella sua brutta avventura attraverso i mezzi a sua disposizione, e che noi possiamo essere lì, accanto a lui, e pensare in qualche modo di poterlo così supportare, non avendo potuto proteggerlo completamente allora.

giovedì 9 agosto 2012

All'ospedale

Siamo appena tornati da un ricovero in ospedale dove Vivacefolletto ha subito una piccola operazione a un dito, la seconda nel giro di un mese e mezzo. Pensavo di essere preparata, dato che si trattava della seconda volta. Questa volta pero' il tutto e' durato "solo" venti minuti, l'anestesia quindi è stata molto breve. Infatti, se l'altra volta il suo effetto era durato anche nelle ore successive all'intervento, questa volta invece, al risveglio, il nostro piccolo era assolutamente presente, incattivito, spaventatissimo, disperato. Non è facile da madre, e da padre, assistere i figli in questi momenti. Non sei preoccupato tanto per la sofferenza fisica, quanto per quella psicologica. I bambini così piccoli, infatti, se è vero che fortunatamente tendono a dimenticare velocemente i momenti brutti, il dolore momentaneo, nel momento in cui si trovano ad affrontarlo, non hanno gli strumenti per fronteggiarlo. Ovviamente non capiscono che il male che provano in quel momento è funzionale ad un migliore stato di salute dopo. La reazione istintiva che innescano è duplice, di aggressivita' e allo stesso tempo di bisogno di protezione.
Non potevamo accompagnarlo in sala operatoria, per cui ci è entrato da solo in braccio alle infermiere. Da lì è cominciato un pianto disperato che si sentiva anche dall'interno dell'ascensore in cui siamo entrati per salire al piano superiore. "Mamma, mamma!" gridava, e a me mi si stringeva il cuore. E' difficile tenere i nervi saldi in quei momenti, cerchi di mettere in campo tutta la razionalità di cui sei dotata, cerchi di essere forte, eppure, eppure....ti senti in colpa. Perchè lui ha bisogno di te e tu non puoi stare con lui, pur sapendo benissimo che è un momento necessario, che non puoi fare di più.
Quando l'intervento è finito, siamo andati a prenderlo all'ingresso della sala operatoria, era molto spaventato, agitato, continuava a dire "bua, bua..." e cercava di togliersi le fasciature. Cercava consolazione da me ma allo stesso tempo allontanava tutti perchè aveva paura, anche di noi. E' difficile mantenere la calma, capire quanto veramente senta dolore, consolarlo e, infine, calmarlo. Ci siamo riusciti e un'oretta dopo era già tornato quasi normale, pur provato dal grande stress. Nonostante questo non ha più dormito fino alla sera, tante sono le sue riserve di energia!!

domenica 5 agosto 2012

Vi presento....

Nella nostra bella famigliola spicca lui, alto, di un certo fascino, dalla corporatura robusta, alla quale mi posso aggrappare con saldezza, o questa è la mia sensazione. E' papisantoquasisubito che, se non ci fosse lui non so come farei, e non solo perche', ovviamente, vivendo nel suo Paese, padroneggia la lingua del luogo, così da potermi appoggiare per qualsiasi cosa, ma soprattutto per la sua pazienza e affabilita'.
Se non ci fosse lui che accompagna la nostra piccola creatura durante le visite mediche, perchè ebbene sì, io ho sempre avuto una certa paura dei dottori.....che lo medica con fare sicuro e paziente quando si fa le bue, che riesce a sgridarlo quando ha i momenti di crisi capricciose riuscendo a farsi strappare un "sì ho capito" con il capo, dritto negli occhi, (mentre io quando va bene riesco a farmi dare una carezza e un bacino....accidenti alla complicità mamma-bambino!), che e' sempre presente nel momento delicato prima della nanna, che sopporta i miei umori altalenanti, che....insomma, ammetto che, se non ci fosse lui, non so come farei.

E poi.....lui, vivacefolletto, piccolo dolce essere onnipresente, carico di energie, a volte piu' di quante ne abbiamo io e il padre messi insieme,che si sveglia la mattina sorridendo, che ama la compagnia, che riesce a interagire e tenere testa ai bambini molto piu' grandi di lui (oops....a dire la verità si tratta per lo più di bambine!....), che a due anni mostra un grande interesse per i numeri e l'ABC, che la sera non vorrebbe mai andare a dormire, che non sta mai fermo, che ama il gelato e il riso, adora l'acqua ma ha paura delle onde del mare, che mi esaurisce, che mi carica, che mi ammalia, ma a volte anche infastidisce, ma soprattutto....che c'è, esiste e da quando è arrivato in questo mondo, tutto non è più stato come prima.

Infine ci sono io, mammangel, essere pensante, molto pensante, a volte troppo pensante. Quando sono in fase pensante mi estraneo dal mondo, non di rado mi incupisco, perchè in quei momenti i pensieri si fanno spesso seri e allora può capitare di tutto per cui è meglio che gli altri si guardino bene dall'avvicinarsi. Altre volte invece posso essere anche molto gioiosa, giocosa, affettuosa, leggera, sorridente, comprensiva e comunicativa.
Faccio la mamma quasi a tempo pieno, ed è, a volte, davvero snervante. Le gioie sono molte ma molte sono anche le difficoltà. Vivo in un Paese, il Giappone, in cui la maternità è considerata come un compito importantissimo, in cui le madri sono nella maggior parte dei casi completamente votate ai figli e alla famiglia. Lo fanno con entusiasmo, mettendo in campo una pazienza e una grazia invidiabili. Le ammiro, ma non provo nemmeno a emularle, perchè io semplicemente non sono così.


sabato 4 agosto 2012

Presentazioni

Metteteci una buona dose di "sicuramente lo abbiamo un po' viziato"; metteteci che e' il piu' piccolo in casa con mamma, papa' e nonni paterni; aggiungeteci una buona dose di carattere che comincia a emergere dall'alba dei suoi due anni con forti sfumature da leader, all'insegna del "so quello che voglio" e del "bisogna fare come dico io, altrimenti non va bene", e avete ottenuto la miscela esplosiva: in casa, e non solo, comanda lui!

La creatura di cui parlo e' il mio bambino, che ha compiuto da poco due anni. Man mano che cresce, mi sembrano sempre più lontani i momenti idilliaci vissuti durante il suo primo anno di vita. Sì, proprio così, idilliaci, perché per me il suo primo anno di vita è stato meraviglioso, il periodo più bello e pieno della mia vita. Il suo secondo anno, invece, è stato un po' meno idilliaco e adesso, all'inizio del suo terzo anno, mi ritrovo ad ammettere, contrariamente a quello che avevo immaginato, di vivere momenti di grande difficoltà, in cui le dosi di pazienza che comunque si cerca di elargire a più non posso, non sempre sono sufficienti, e in cui, non solo in senso figurato, vorresti davvero essere in un altro posto. Con un grande MA! però, e cioé ti senti consapevole del fatto che così pensando sembreresti abdicare dal tuo ruolo educativo. Insomma, essere mamme, si rivela negli anni, un compito sempre più difficile, di cui, forse, non si parla abbastanza.

Questo blog nasce non come valvola di sfogo in cui riversare tutte le difficolta' quotidiane dell'essere mamma,  ma vorrebbe essere un luogo di riflessione sul ruolo genitorale, nei suoi aspetti educativi, affettivi e di conciliazione con i propri desideri, sogni, lavoro.