martedì 16 aprile 2013

Il ruolo di mamma

Ormai sono quasi tre che sono mamma, ma mi accorgo che non mi sono ancora abituata totalmente a questo ruolo. Anche perchè è un ruolo in continuo cambiamento, in cui gli aggiustamenti sono quasi all'ordine del giorno.
Da quando mio figlio è nato, io sono stata per lui nutrice, consolatrice, educatrice, interprete, organizzatore del suo/nostro tempo, ricercatrice di amici e amiche, accompagnatrice, compagna di giochi, tuttofare e tanto altro ancora. Sono passati quasi tre anni, ma tutto ciò è ancora valido, anzi in qualche modo mi sembra che le mansoni da svolgere invece di diminuire, come si potrebbe pensare, siano sempre di più. Lui cresce e così crescono anche tutte le cose intorno a lui: i suoi primi interessi e quindi gli impegni, il linguaggio, le amicizie, le emozioni e quindi l'emotività che lui però non sa assolutamente gestire, la curiosità che se non assecondata crea in lui frustrazioni inimmaginabili, la gelosia - per gli amichetti, per il papà - che va interpretata e continuamente mediata. E ancora la capacità di muoversi più autonomamente nel mondo esterno, ma nella totale inconsapevolezza dei pericoli.
E così ora mi trovo ad essere per lui, oltre a tutto ciò che sono stata fin dall'inizio, anche insegnante di lingue, insegnante di musica, organizzatrice di eventi e programmi, inserviente, psicologa e mediatrice, contenitrice di emozioni. Capisco quindi solo ora che cosa significhi davvero essere mamma, si tratta di un lavoro vero e proprio, di dover tenere a mente un sacco di cose, di dover pensare a cose che prima non avresti nemmeno immaginato di dover fare e soprattutto, che nessuno veramente ti prepara a questo. Ti accorgi anche che non è possibile stare ai margini della società, non è possibile esimersi dal fare molte cose che prima pensavi non avresti mai voluto fare.
Scopri che diventi il fulcro della famiglia, l'anello di congiunzione tra interno e esterno, tra loro (i famigliari) e gli altri. Che il centro del tuo mondo è la tua famiglia, e il resto, compresa te stessa, viene dopo.
E' difficile da accettare, lo capisci strada facendo e hai paura che ti abituerai completamente a questo ruolo troppo tardi, quando tuo figlio sarà ormai grande, prenderà la sua strada e tu ti ritroverai il vuoto intorno, come è successo a una mia amica che da sola con un unico figlio, se lo vede ora partire all'età di 16 anni perchè lui ha deciso di entrare nell'esercito. E' molto triste, lei e io penso che vorrei bastare a me stessa, che vorrei crescere un bambino, un ragazzo e infine un uomo che sappia prendere la sua strada, possibilmente una bella strada, ricca, che possa di riflesso arricchire la mia, ma non voglio soffrire quando ritornerò ad essere una, perchè penso che in fondo la mia vera natura, quella in cui mi trovo davvero a mio agio, sia essere una.